D’inverno tutto è più quieto.
Solo il mare prima della pioggia è una lancia di velluto argenteo gettata contro il vento da una dea gonfia di antica gelosia.
La dea si fa onda e grida vendetta.
Seguo le tracce dell’acqua e ritorno al mondo. Impronte marine di follie stellate premono contro il cielo. Cammino su questa terra infuocata di rose e ricompongo ogni cosa per noi.
Ma il racconto è un punto di luce tra me e te guardato da lontano
sulla collina delle Ninfe
appuntato sopra un ramo di salice.
E se io e te fossimo degli attori imprigionati in una storia antica?
Allora forse giungerà una fine.
E tutto si dissolverà.
Ogni cosa scivolerà in quel mare d’inverno come un fiume straniero e saremo di nuovo altrove.
Potremmo chiedere di ricominciare.
O far finta di non conoscerci e trovarci qui, una mattina d’estate.
Forse che gli dei scriverebbero per noi un destino diverso?
Ma un tempo lontano, lo so, eravamo già noi.
Tu uno straniero giunto su una nave carica di sete preziose e profumi,
io avevo il colore degli occhi dell’amante che tu desideravi.